Campi Flegrei. La nostra più antica e impressionante area vulcanica.
Noti in passato come Campi “Ardenti”, l’area Flegrea è oggi uno dei più suggestivi incroci tra storia, natura, mitologia, leggende e religione. Ma sono da sempre anche luogo di ricerca scientifica per il fenomeno del bradisismo – parola che unisce i due termini greci bradys, lento, e seismós, scossa, movimento – che nel golfo di Pozzuoli e tra capo Miseno, Baia e Posillipo determina il periodico abbassamento (bradisismo positivo) o innalzamento (bradisismo negativo) del livello del suolo, più o meno di un centimetro l’anno. L’emersione o la sommersione lenta dalla linea delle acque era segnalata un tempo sulle colonne del cosiddetto Tempio di Serapide, che con le sue “tacche”, fori di litodomi, dava la “misura” del bradisismo nell’antico mercato di Pozzuoli. Pian piano l’acqua ha inghiottito l’intero abitato antico e oggi è la più spettacolare area archeologica sommersa del mondo, con la città pressoché intatta a pochi metri di profondità, visitabile con percorsi sub nei rettilinei di strade lastricate, nell’antico porto commerciale comunicante con Capo Miseno, dove era ormeggiata la flotta imperiale, tra edifici e ambienti come il ninfeo dell’Imperatore Claudio con il ricco corredo di mosaici, sculture e colonne.
Ma a cosa è dovuta l’altalena delle acque? All’immensa camera magmatica presente sotto la superficie quiescente dei Campi Flegrei, affascinante ma estremamente pericolosa. La zona flegrea ha subito le due maggiori eruzioni 39.000 e 15.000 anni fa, e poi ci sono stati solo tre periodi di intensa attività eruttiva, intervallati da secoli o millenni di riposo. Nel frattempo si sono susseguite una serie di crisi bradisismiche, tra cui spiccano quelle dei periodi 1969-1972 e 1982-1984 che hanno fatto registrare un sollevamento del suolo complessivo di oltre tre metri e centinaia di terremoti. Durante queste crisi i residenti del centro storico di Pozzuoli sono stati evacuati e ricollocati in quartieri alla periferia della città. Dal 2006 è in corso una nuova fase di sollevamento del suolo che, in 16 anni, si è innalzato di circa un metro e ha fatto registrare moltissimi terremoti.
Il pericolo, però, avvertono gli scienziati, è probabilmente superiore a quello del Vesuvio. Ma se il Vesuvio si vede, il sottosuolo che ribolle no. E per questo effetto ottico nei secoli la zona è stata invasa e intasata con abitazioni, centri commerciali, infrastrutture. In generale, possiamo dire che l’attività vulcanica dei Campi Flegrei è stata caratterizzata principalmente da eruzioni esplosive. Anche uno scenario futuro prevede questo tipo di eruzione, con il possibile verificarsi dei seguenti fenomeni:
- formazione di una colonna eruttiva composta da gas, brandelli di lava incandescenti e ceneri, alta fino a decine di chilometri;
- caduta di materiale vulcanico, sia di grosse dimensioni, nell’area più vicina alla bocca eruttiva, sia di ceneri e lapilli che, spinti dal vento, possono depositarsi anche a diverse decine di chilometri di distanza;
- generazione di flussi piroclastici, cioè valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici ad alta temperatura e velocità che possono scorrere per chilometri e superare anche i bordi della caldera;
- esplosioni freatiche, cioè particolari esplosioni che si verificano in aree a intensa attività idrotermale, come ad esempio quella di Solfatara/Pisciarelli. Queste esplosioni possono verificarsi anche prima di un’eruzione;
- colate di fango, formate da cenere vulcanica e acqua, che si possono generare sia durante l’eruzione, per le possibili piogge concomitanti, sia molto tempo dopo.
A tutela della popolazione c’è il piano di emergenza che identifica una zona rossa, potenzialmente soggetta allo scorrimento dei flussi piroclastici, e una zona gialla potenzialmente interessata dalla ricaduta di ceneri e lapilli. Per la zona rossa l’unica misura di salvaguardia è l’allontanamento della popolazione prima dell’inizio dell’eruzione. Le persone possono decidere se trovare autonomamente una sistemazione al
di fuori delle zone a rischio oppure usufruire della sistemazione offerta dallo Stato nella Regione o Provincia Autonoma gemellata con il proprio Comune. Per la zona gialla l’allontanamento della popolazione sarà valutato a evento in corso, in base alla direzione dei venti e all’entità dell’eruzione.
La situazione è sotto l’occhio costante dell’INGV e di tutte le istituzioni centrali e territoriali. In ogni caso, il sistema di allertamento prevede specifici “livelli di allerta” che descrivono lo stato di attività del vulcano sulla base dei parametri del monitoraggio e di eventuali fenomeni in corso. Il livello di allerta verde corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, mentre i livelli di allerta giallo, arancione e rosso rappresentano stadi crescenti di disequilibrio del vulcano verso una possibile eruzione. La durata di ogni livello di allerta può essere estremamente variabile.